Sul mito dell'integrazione


I profughi segregati nei centri di accoglienza italiani cuciono le loro bocche in segno di protesta

Integrazione è una parola dalle molteplici sfumature di significato. "Quello più comune è "rendere integro, migliore o più completo". La mia riflessione parte da proprio da questi ultimi due termini "migliore" o "più completo", i quali lasciano presupporre (proprio come in ambito religioso) che ogni qual volta un individuo entri in una comunità dai costumi, i valori o leggi diverse, esso ci arrivi non integro, imperfetto o incompleto (tant'è che si usa dire che la persona "si integra"). Se valutiamo i limiti della povertà, che spesso si accompagnano alla condizione di immigrato, si capisce come sia facile confondersi sui significati di queste parole, dato che è chiaro come, in un mondo dove la completezza viene spesso identificata con la ricchezza, un individuo povero possa facilmente apparire difettoso o incompleto.
La convivenza forzata tra popoli sta oggi attraversando una fase storica resa ancora più difficile dai tempi troppo brevi in cui questa dovrebbe avvenire. La mia tesi è che la parola integrazione (oltre che fortemente fraintesa1 ) sia un mito e ogni qual volta nella storia si sia assistito a prove di integrazione tra popoli diversi, si sono verificati questi tre tipi di scenario:
- L'eliminazione o la segregazione della popolazione che avrebbe dovuto essere integrata, con conseguente diminuzione del numero di questa, fino al punto di non poterla più definire tale.
- La perdita della cultura originale da parte degli individui "integrati" (di solito nell'arco di tre o quattro generazioni al massimo) con la comparsa di certe mostruosità subculturali, prontamente inglobate e sfruttate dal mercato dominante (ad es. la cultura gangsta).
- Il terzo tipo di scenario, quello ipercinetico dell'oggi capitalistico, completamente ingestibile dal punto di vista logistico, attualmente in pieno svolgimento nella maggior parte del mondo abitato, derivante da quel fenomeno che tutti chiamiamo globalizzazione.

Nello sforzo di mantenersi a galla sulle spalle di coloro che rappresentano la forza lavoro più disperata e vulnerabile, il sistema capitalistico sta generando enormi flussi migratori, i cui volumi rendono impossibile qualsiasi tipo di convivenza tra popoli.

Da notare inoltre, che il totale fallimento dell'integrazione è perfettamente rappresentato dal suo opposto e contrario, la segregazione (vedi foto).
La premessa che non viene mai considerata quando si parla di integrazione forzata è che (come molti altri eventi generati dal capitalismo globale) i flussi migratori odierni non sono causati da fenomeni naturali. Rimane oltretutto da chiedersi se nella storia più recente lo siano mai stati, basta infatti una piccola ricerca per rendersi conto che dalla rivoluzione industriale in poi, non ci sono più stati fenomeni di migrazioni umane che siano avvenuti per cause naturali.
Parallelamente all'urbanesimo, la convivenza tra popoli diversi che si è generata dalle necessità accentratrici del capitalismo, è sempre stata di tipo forzoso, le conseguenze che ne sono derivate (seppur valutabili con molta difficoltà, proprio perché ancora oggi in atto) continuano a sabotare il benessere sociale, rendendo il mondo un posto progressivamente peggiore in cui vivere e questo è sotto gli occhi di tutti.

In condizioni normali, l'unica premessa imprescindibile per una coesistenza pacifica, è il rispetto delle regole vigenti nella comunità ospitante. Con l'eccezione che le regole di cui sopra, in una società civile, possano essere in una certa misura cambiate, proprio per permettere una coesistenza più agevole tra le diverse culture. Anche le regole vigenti tra le diverse nazioni dovrebbero favorire un percorso di civiltà in tal senso.
Riguardo alle politiche sovranazionali recenti, potrà suonare cinico, ma sorge legittimo il dubbio che le superpotenze provochino gli spostamenti continui di enormi masse di poveri tra i paesi che vogliono mantenere politicamente instabili e questo è forse un modo per mantenere nell'instabilità più totale, proprio quei paesi di cui si vuole sfruttare la debolezza. Più in generale, cercare di mantenere vivo uno stato di tensione sociale tra classi inferiori e tra di loro subalterne, che è venuto a mancare dalla fine della lotta di classe.
Il fenomeno dell'immigrazione moderna, così come sta avvenendo, è artificiale e strategico, piuttosto che frutto di una rivoluzionaria spinta naturalistica alla convivenza tra culture, così cara ai radical chic2.

Note 1 L'integrazione è un termine oggi fortemente edulcorato ed è privato di tutte quelle connotazioni traumatiche che invece ha sempre avuto, soprattutto quando non avviene seguendo volumi di flusso accettabili (numero di immigrati per unità di tempo) e con buona predisposizione da parte degli individui ospitanti (livello di benessere, cultura etc.).
C'è da augurarsi che in un futuro più civile, ognuno potrà continuare ad essere un  portatore della propria cultura, ovunque egli si troverà, libero di andare come di restare ovunque gli piacerà. È forse proprio questo, il significato più profondo da dare alla parola ospitalità. Non integrare l'individualità, assorbirla o renderla conforme a qualcosa, ma tutelarla e favorirla in un processo di apprendimento mirato alla convivenza con altre individualità culturali.
Ma per adesso non è così, ed ignorare che esistano barriere (culturali e fisiche), frontiere e porte chiuse ovunque è ipocrita, incredibilmente ingenuo o malizioso.

2 Uno degli argomenti preferiti della sinistra borghese è quello secondo cui l'integrazione tra popoli è sempre avvenuta, perché è parte di un percorso universale e naturale di civilizzazione, oltre che un fenomeno storico inevitabile. Bisogna altresí tener conto che moltissime società del passato sono state tra le più fiorenti e grandiose, finché hanno accuratamente evitato contatti con l'esterno; contatti che, quando sono avvenuti, hanno spesso determinato la loro dipartita e definitiva scomparsa. Sostenere che questo sia avvenuto appunto perché quelle erano società del passato, significa ignorare quanto fossero fiorenti e quanto versi in condizioni pietose la società attuale.
Se invece volessimo considerare gli aspetti più naturali, le diverse realtà in natura, hanno sempre convissuto insieme, ma rispettandosi territorialmente e nelle loro diversità.
Esistono processi d'integrazione anche in natura ma sono rari, molto particolari e non sempre danno esiti positivi. Forzarli, in ogni caso, sembrerebbe proprio la scelta meno opportuna.
Lo scopo della convivenza forzata tra individui diversi, rappresenta il tentativo di omologazione verso un genere culturalmente povero di individuo, il consumatore postmoderno isolato, che sarà utile e funzionale solo al sistema capitalistico globale, cioè a coloro che realizzerebbero i maggiori guadagni personali da questo progetto scriteriato.

Conclusione
Se consideriamo l'enorme velocità con cui qualsiasi valore culturale legato all'appartenenza territoriale si sta perdendo, unitamente al fatto che i popoli hanno ormai completamente dismesso le armi della lotta contro il potere; queste mandrie troppo numerose di persone che girano il mondo alla ricerca di un pastore qualsiasi che li possa sfruttare, sembrano uno dei peggiori disastri con cui dobbiamo fare i conti. Oppure più semplicemente, il tassello finale di un capitalismo globale realizzato.


Refugees in the italian's C.I.E. shelters, sew their lips as a sign of protest.

Integration is a word with multiple shades of meaning, the most common is "make whole, better or more complete". My reflection starts from these last two terms "better" or "more complete", which let us assume (just as in the religious culture ) that whenever a person join a community by different habit, values, or laws, he does not get there intact, but he's qualified as imperfect or incomplete (in fact, we use to say that he "integrate himself"). Considering the limitations of poverty, that often go along with immigrant status, we will probably understand how easy it is to get confused about the meanings of these words, by the way it is clear that the completeness is often equated with wealth, and a poor man can easily appear faulty, or as we can say "incomplete".
The coexistence of different populations, in this historical phase is undergoing and it's becoming ​​more difficult by the short time in which it should take place. I make the case that the integration (as well as greatly misunderstood word1) is a myth, and I think so, because every time in history we have seen attempts of integration between different populations, these three type of scenarios have been happening:
- The complete elimination of the population who were supposed to be integrated, or the decrease of it in number, until it could no longer be defined as population.
- The loss of the original culture by "integrated" people (usually, at most over three or four generations) with the appearance of certain subcultural monstrosity, promptly incorporated and exploited by the dominant market (eg. The gangsta culture).
- And the third type of scenario is the nowadays' hyperkinetic and capitalistic one, with a completely unmanageable logistics, which is currently in full swing in different parts of the world, the phenomenon we call globalization.

Trying not to drown, grasping onto the shoulders of those who are the most desperate and vulnerable labor force in the world, the capitalist system is generating a massive poverty flow, and it's making impossible any kind of coexistence among different population.

I am also known that the total failure of integration is perfectly represented by its opposite, the segregation (see the photo).
The premise that is never considered when the common thinking comes to integration, is that (like many other events generated by global capitalism) migration flows today are not caused by a natural phenomena. Moreover, it remains questionable if in the most recent history they have ever been. It takes just a little research to realize that from the industrial revolution on, there are no longer phenomena of human migrations that have occurred due to natural causes. The coexistence of different peoples it's generated by capitalism and it's always been forced, the social consequences (which are difficult to evaluate because they are still happening) are making the world a worse place to live, and it can be verified by everyone.

In normal conditions, the only essential prerequisite to a peaceful coexistence is to follow the rules of the hosting community. With the exception that those rules can be adjust, to allow an easier coexistence between different cultures. Even the rules in force between different nations should promote this process of civilization.
About supranational policies, it may sound cynical, but I advance a legitimate doubt that superpowers will cause continuous huge masses migration between the countries they want to destabilize. More generally, this system is trying to keep alive a state of social unrest among the lower classes, which no longer exists since the end of the class struggle. The phenomenon of modern immigration is happening artificially and strategically, not like the natural result of a revolutionary push to a coexistence between cultures, which are always served up by the radical chic2

notes
1 Integration is a word very smoothed today and it's deprived of all those traumatic connotations that instead has always been involved in history, especially when it isn't done through the appropriate volume flow (number of immigrants per unit time) and with good disposition by the hosting population (level of wellness, culture etc..).
Hopefully in a future of greater civilization, everyone will bring his own culture, wherever he will be, free to go or stay, wherever he'll be fine. It is possible that the most important meaning of the word hospitality is not to integrate, absorb or conform the individuality to something, but support it in the process of learning to live with other individuality.
But if we pretend that today doesn't work like that, and we assume there are no barriers, or borders and closed doors everywhere, we are hypocrites, incredibly naive or mischievous.

2 One of the favorite radical chic' topics is that integration between peoples has always taken place, because it is part of the natural course of civilization, as well as an inevitable historical phenomenon. It will have to take into account that many cultures in the past were the most prosperous and great, until they have carefully avoided contacts with the outside, contacts that, when have taken place, it very often led to the fall and eventual demise of that cultures. To argue that this has happened precisely because these were societies of the past, means ignoring that they were thriving, and we are trouble today.
If instead we want to consider the natural aspects, different realities in nature have always lived together, but in their own diversity, respecting each others borders, until they have chosen differently. But these processes are very rare and do not always come to a successful outcome. Force it then, would seem to be the most inappropriate choice.
The purpose of forced cohabitation between different individuals, is an attempt to standardize people so that they become culturally poor and isolated consumers, this choice will be functional and useful only to the global capitalistic system, and those who would achieve the greatest personal profit from this evil project.

Conclusion
If we consider the fact that every cultural value related to a territorial membership is quickly disappearing, plus how the fight against the power it's been abandoned. There are too many herds who travel the world in search of a pastor that can take advantage of them. It appear to me like one of the worst disasters we have to deal with in history, or simply, just the last piece of the global capitalism puzzle.

2 commenti:

  1. Kassander
    Una filosofia per l'invasione come quella che sta portando migliaia e migliaia di disperati in Italia e in Europa può avere la sua ispirazione solo nell'ambito di un piano di destabilizzazione e disgregazione dei paesi dell'Europa occidentale, avviati in tal modo verso la distruzione dei loro equiibri sociali ed economici. C'è chi individua la prova dell'intenzionalità pianificata di questi flussi nell'entità del costo del viaggio per ogni singolo trasportato che si aggira intorno ai 5000 dollari: somma esorbitante per il reddito pro capite degli individui provenienti da paesi ad economia poverissima. Quindi c'è qualcuno che finanzia queste novelle "invasioni barbariche". Chi? Certamente enti "misteriosi" che vogliono distruggere totalmente lo statu quo storico per edificare il N.W.O.

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  2. Seppure io non riesca a trovare come te, un nesso tra il costo del viaggio e la pianificazione strategica dei flussi migratori, mi trovo d'accordo su molto di quello che dici. Oltre a questo posso dirti, che le mie si possono (con indulgenza) considerare argomentazioni di filosofia sociale.
    Per quanto riguarda le sorti del mondo, preferisco non fare riferimento ad enti misteriosi. Per quello mi è dato di sapere fino ad oggi, posso dargli un nome vero e proprio a questi cattivoni, giusto perché (che esistano o no) connotandoli come "misteriosi" si finisce spesso per regalargli un'aura di mistero e passare per quegli "scemi che credono alla teoria del complotto". Per cui, premettendo che non sono un razzista e spero di non urtare la suscettibilità di nessuno, io li chiamo con il loro nome che per me è: Banchieri ebrei americani (e servi annessi). Tra l'altro penso che anche certi filosofi moderni (che pure ammiro molto) dovrebbero prendersi il rischio e la responsabilità di dargli un nome. Se non altro per smetterla di parlare di "tecnica" (Galimberti) o "capitalismo" (Fusaro) come fossero cose animate di vita propria, da trattare come argomenti infiniti. Così facendo si ottiene solo di protrarre gli stessi argomenti per anni, mettendo a dura prova la tenacia di chi li ammira.

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