"O si lavora o si muore", dice la donna intervistata durante il talk show. Qui nel paese dove nessuno e d'accordo su nulla e tutti hanno un'opinione su tutto. Nel paese fondato sul lavoro come ricatto sociale, senza il quale entri a far parte delle fila di quelli che "di lavorare non ne hanno voglia".
Senza lavoro si muore. L'operaio siderurgico e il minatore, alla minaccia di non poter più respirare metallo o passare tutta la vita sottoterra si tagliano le braccia in diretta tv.
Sono il cittadino reale, l'uomo normale del mondo globale, non voglio una vita migliore di questa, voglio solo la carta d'Identità e un lavoro qualsiasi, sono questi i miei lasciapassare per non essere rinchiuso nei campi di concentramento della povertà.
Negli ultimi anni grazie alla rete (e alla mia curiosità) mi emancipo un po' dal mio ruolo di persona che ignora, metto assieme artigianalmente un po' di sapere. All'improvviso la mia testa diventa una risorsa e comincio a farla funzionare. Ho pensato che il mondo di oggi è un disastro completo e quando le cose vanno male, la logica suggerisce di rimetterle a posto, ma quando succede che un disastro è totale che si fa? Ci viene in aiuto ancora la logica, che, a quanto mi è dato di sapere, suggerirebbe di riconsiderare tutta la situazione dalle sue premesse iniziali, per poi eventualmente ripartire da capo, con premesse diverse. È chiaro, ed è cosa saggia che ogni paese appena nato cresca sulle radici di una società (intesa come gruppo di individui che stanno assieme per ottenere maggior beneficio e sicurezza) e sul lavoro (inteso come sforzo di tutti quanti per far nascere quel paese dal nulla).
Che cosa succederebbe se tutto quello che serve fosse già stato costruito? Quando i magazzini delle fabbriche fossero tutti pieni e anche i supermercati? Quando insomma il benessere ci fosse già, ma non lo vediamo?
Semplice, si dovrebbe prosperare. Si, proprio così, molto semplicemente si dovrebbe stare bene, cercare cioè di esistere pacificamente, senza consumare spazio e risorse circostanti, come se si fosse un virus letale che divora i pianeti.
Supponiamo invece, che sullo sfondo di un’umanità apparentemente libera, si muovessero piccoli gruppi di persone che intendono controllarla.
Se le premesse iniziali fossero queste (e non quelle comunemente accettate) allora quale scenario potrebbe verificarsi quando le cose cominciassero ad andare troppo bene per la gente comune? Come si potrebbero tenere in riga le persone? Come sarebbe possibile non farle adagiare troppo su quel benessere venutosi a creare? Come evitare che la gente stessa, dovendo necessariamente lavorare di meno e avendo più tempo a disposizione, cominciasse a riprodursi indiscriminatamente? Come tenere tutti lontani da queste tentazioni pericolosissime, che sono la cultura e lo sviluppo di pensiero critico? Come evitare che la gente sia felice, senza il bisogno costante di divorare e divorarsi in questa spirale autodistruttiva che è fatta di produzione e consumo infinito?
La risposta è che servirebbe una grossa crisi mondiale. Creata ad hoc dal nulla, inventandosi ad esempio, che esiste un enorme debito. Una malattia sociale che si diffonda su tutto il pianeta, una nuova fonte di malessere collettivo. Qualcosa insomma, che agisca sulla psicologia delle masse, a un livello superiore a quello della solita ansia da consumo, che ha funzionato tanto bene negli anni passati, ma ormai non basta più. Bisognerebbe creare cioè, l'unico tipo di malessere possibile, laddove gli altri disastri sociali preesistenti, fossero oggi venuti a mancare (guerre mondiali, pandemie ecc.).
Una delle più grosse storture della religione capitalistica è la crescita economica infinita spacciata per obbligatoria. Contraddicendo questo comandamento, la pena sarebbe morire d’inedia o essere divorati dalle altre nazioni.
Questa è la principale tra le false premesse, da cui si generano tutte le contraddizioni del nostro presente.
Siamo arrivati al punto in cui ormai qualsiasi fenomeno naturale, è spiegato con il vangelo economico, i disastri che produce il mercato globale sono presentati come naturali e inevitabili, l’economia si sta sostituendo alla natura.
Difendersi oggi significa rendersi consapevoli che la complessità dei sistemi economici, è un fenomeno artificiale prodotto da piccoli gruppi di uomini con scopi precisi, primo tra tutti: il dominio incontrastato delle sorti dell’umanità.
Ricominciare a immaginare il mondo al di là dei numeri dell’economia di mercato e diventata una scelta obbligatoria di sopravvivenza.
"Job or die", says the woman interviewed during the talk show. Here, in the country where nobody agrees on anything and everyone knows everything and have an opinion about everything.
In the country based on the labor market which has now become the vaselined servility, and without it you can dream on it or or end up joining the ranks of those who "are lazy and don't want to work" out of that logic, you die. And died are also the miner and the steelworker, who want to work, no matter what, with the threat of not being able to breathe metal or spend their entire life underground, they cut their arms in front of the videocamera (in 2013).
I do not want a better life, I just want the ID card and a job, any job, it will be my freepass to avoid unemployment concentration camps.
When things go wrong, logic tells us to put them back, but when a complete disaster happens, what would we do?
The logic help us again, and, as far as I know, it would suggest us to reconsider the whole situation from its initial conditions, and start again with different basis.
It's clear and wise that every country in which born a Society (and by this I mean a group of individuals who live together because the benefit is greater than being alone) is based on the work (defining it as the effort of everyone to build that country out of nothing).
What if everything you need was already built? The warehouses and the supermarkets were all full of goods? What if, in short, well-being was already there, but we don’t see it?
Simple, we should prosper. Yes, just like that, we very simply should be fine, that means trying to exist peacefully, without consuming space and resources around, as if it were a deadly virus that devours planets.
Suppose instead, if in the background of humanity seemingly free, it’s acting a small groups of people who want to control it.
If the initial premises were that (and not those commonly accepted) then, what could be the scenario, when things began to go too well for the common people? How would they keep people in line? How would be impossible not to make humanity too comfortable on that new well-being that had just been created? How they could avoid that the people, necessarily having to reduce working hours and having more free time, they began to proliferate indiscriminately? How to keep everyone away from these dangerous temptations, which are culture and development of critical thinking? How to avoid people happiness, without the constant need to devour and be devoured in this auto-destructive spiral that is the infinite industrial production and consumerism?
The answer is that the situation would require a major world crisis. Tailor-made, out of nothing, pretending, for example, that there is a huge debt. A social disease is spreading across the planet, a new source of collective malaise. In a word, something acting on the psychology of the masses, at a higher level than the usual consumer anxiety, which has worked so well in the past, but it is no longer enough. It should be created the only kind of possible discomfort, while the other pre-existing social disasters, are no longer available (world wars, pandemics etc.).
One of the biggest perversion of capitalist religion economic is the infinite growth, passed off as required. Contradicting this commandment, means the death penalty of starvation, or be eaten by other nations.
This is the main of false premises, from which all the contemporary contradictions are generated.
We have come to a point where any natural phenomenon is explained by the economic gospel, the disasters that produces the global market are presented as natural and inevitable, the economy is replacing the nature.
Defend ourselves today means to become aware that the complexity of economic systems,
is an artificial phenomenon produced by small groups of men with specific purposes, first of all: the undisputed control of the human destiny.
We must begin imagine a world beyond the numbers of market economy, it has become an absolute must for survival.
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