Monologo di un italiano del futuro prossimo venturo





Sono l'italiano, un colono degli Stati Uniti, il figlio di una cultura di Celentani che imitano gli Elvis.
Fiero dei miei trascorsi di Romano caput mundi e con la bocca sempre piena di spaghetti, mi beo dell'orgoglio Dantesco e del compiacimento per un passato che non ho contribuito a creare, ma che è il mio. Più che nazionalista sono tifoso per natura. Vivo sulle macerie dell'Arte che è stata, ma non cerco neanche più di mantenerla a un livello minimo di decenza perché possiate venire a visitarla. In ogni caso in fatto di Arte, la mia incapacità è ormai tale, che non riesco neanche più a fare strade decenti, figuriamoci capolavori. Ah quanto erano grandi i miei antenati! C'è ancora un po' del loro spirito in me, fidatevi!
Oggi non farò niente tutto il giorno, ma guarda che fascino la mia città, bella eh!
Sto perdendo tutto il mio talento, ma agisco con supponenza, come se anche potendo, non avessi più voglia di stupire, perché sai che c'è? Il genio io ce l'ho infuso!
La realtà è che per voi stranieri ho perso anche l'ultimo barlume di reputazione, quello per cui venivo visto come un geniale pasticcione. Di me ormai è rimasta solo l'immagine di un Presidente del Consiglio che sembrava uscito da un film di Lino Banfi.
Oggi bevo l'orzata in riva al mare, stravaccato nella bonarietà panzuta dei salotti romani, rammollito nel fisico e nel cervello.
I petroldollari hanno foraggiato il mio paese dal dopoguerra in poi, la televisione ha cominciato a propagandare la crescita, certo è, che le cose sono andate davvero bene, almeno per un quarantina d'anni. Infine decidemmo (decidemmo?) di passare alla Moneta Unica Europea, da lì in poi addio ai petroldollari e alla protezione USA. L'Italia paga un'altra rata del conto infinito al salvatore, tutti i politici venduti e gli uomini di potere in mano agli stati uniti cominciarono a lavorare per destabilizzarla: l'Unione Europea non s'ha da fare.
La crisi mondiale in fine arrivò davvero, complici i subprime o l'ubriachezza molesta dei soliti banchieri. Nel resto del mondo si comprarono tutti un maglione per l'inverno, ma qui no, imitando i nostri delegati politici, continuammo quasi tutti a vivere negli anni ottanta. Quando la roba da bere e da mangiare cominciò a scarseggiare, allora fu il momento di prendersela col nuovo padrone di casa, che però non si sapeva bene chi era, quindi la colpa doveva esser del feticcio, la moneta. Euro, pippo, sperfulin, avrebbe potuto chiamarsi in qualsiasi modo, ci sono cascati quasi tutti. Il problema non è mai stato il nome, ma la natura stessa del denaro, che è il debito a cui ci costringe. Grazie alla nuova grande risorsa di informazioni a disposizione della gente (internet) qualcuno sta cominciando a rendersi conto che il denaro non produce ricchezza...e non la rappresenta nemmeno, ma soprattutto, che dietro i più grossi disastri economici che si sono verificati nella storia più recente dell'economia mondiale, ci sono pochi gruppetti familiari, che con buona pace di tutti e senza dovermi per questo sentire razzista sono e sono quasi tutti, banchieri ebrei americani.
Il sigillo esoterico che ci portiamo ogni giorno in tasca, cela in se la maledizione del debito, la antica stregoneria finanziaria del signoraggio bancario, meccanismo che adesso comincia ad essere a portata di chiunque sia in grado di documentarsi un po' o usare youtube.
I soldi americani che sono serviti a colonizzare l'Italia, l'hanno anche dopata per proteggere l'investimento strategico che questa rappresentava (In Italia sono in funzione 59 installazioni militari americane). Il modello consumistico che ha invaso questa nazione dalla fine degli anni cinquanta in poi, ha illuso la popolazione di questo paesone di poter correre nella gara al massacro mondiale che è il turbocapitalismo. Noi siamo sempre stati il paese più bello del mondo, ma con chi dobbiamo competere? Competere per vincere cosa? Se sei già felice che corri a fare? Corri perché sei felice? E dove corri? Verso il progresso? Verso il futuro? Vuoi arrivarci prima degli altri? Vuoi vedere il futuro prima degli altri? E perché poi? HAI FRETTA DI MORIRE???
La libertà vera non ha mai fatto al caso nostro, ma finché è durava quella finta è andata bene a tutti. Il re, il duce e poi le vacanze al mare, la macchina, la televisione e Mike Bongiorno per tutti.
L'italia in se non ne può nulla, se solo ce ne rendessimo conto, è semplicemente un paese bello e le cose belle vanno solo protette, perché sono fatte per esistere ed essere ammirate, non per competere. La verità è che tutto qui (come ovunque ormai) è refrattario al turbocapitalismo, noi ci abbiamo provato credetemi, da brave scimmiette ci siamo messi in giacca e cravatta, abbiamo imitato i padroni americani, con tanto di inglesismi usati come la vaselina. Ma poi finivamo come sempre al ristorante a sbronzarci, a ridere o a far sorridere, e dopo mangiato ci piace tanto scopare e sonnecchiare, questo siamo noi italiani...e comportarci diversamente ci ha solo reso più brutti, più tristi e più aggressivi.
Bene inteso, è chiaro che bisogna lavorare e noi lavoriamo sodo, ma di recente abbiamo scoperto che il lavoro non è quel dio buono e magnanimo che credono tutti! E immolargli la propria vita non ha fatto altro che renderlo lo strumento di ricatto sociale che è diventato oggi.
La vera crisi è l'adesione forzata di ogni singolo individuo del pianeta a questo status forzato di competizione dettato dalla religione capitalistica, fatto di crescita esponenziale infinita.

Niente cresce per sempre in natura, accelerare la crescita delle cose significa solo accelerarne la distruzione.

Alla fine ci siamo ammalati tutti, c'è chi sta peggio e chi sta un po' meglio, ma il progresso a tutti i costi ci sta uccidendo tutti. Forse questa non è la crisi del denaro o dell'economia, o del lavoro, è la crisi del corpo che non sente più di esistere, che non sa più soffrire, annoiarsi e morire, che non sa più godere perché gode troppo e male. Si, perché oggi ci si illude di poter registrare e godere della vita attraverso uno schermo, miliardi di momenti di piacere istantaneo surrogato.

Tutti a fare gli agenti di vendita, i promotori finanziari, i manager, mentre le quinte dello show Farsa Nazionale si sgretolavano. Poi è cominciata la discesa, tutti a fare i finti professionisti con la Partita IVA, poi più giù, i contratti di collaborazione, il lavoro interinale, fino al fondo del barile, i risponditori automatici da call center. Cosa ci riserverà il futuro se continuiamo ad ignorarlo? Tutto quello che era nostro come italiani, prima che per diritto di proprietà, per il talento di saperlo fare meglio degli altri, oggi è in vendita, anzi svendita. Arrivano, ci comprano, ci imitano, ci licenziano, ci rimpiazzano con poveracci della loro stessa nazionalità, e incominciano a vendere cose con il nostro nome sopra, da casa nostra! Risolto così, anche il problema della Denominazione di Orginne controllata.
La frase L'italia è una repubblica fondata sul lavoro significa che il benessere di tutti è costruito sul lavoro, ma è il primo ad essere prioritario e dovuto. Perché se esiste il lavoro e non esiste più il benessere non ha senso che esista un paese. Perché se ad ogni essere umano occorre una vita intera per poter realizzare la quantità minima di benessere per potersi considerare un individuo libero, di nuovo, non ha senso che esista un paese. Perché se non basta neanche una vita poter avere cibo, cure e una casa, il paese va raso al suolo e ricostruito.

Ero giovane quando è cominciato tutto questo, forse non avrei dovuto dare ascolto a mio padre, che mi diceva sempre di stare calmo e lavorare duro, sarei dovuto uscire dai bar del venerdì e dai salotti degli aperitivi figli della borghesia, in cui cercavo di mimetizzarmi, sarei dovuto andare a urlare la mia indignazione o a tirare qualche pietra, invece di ascoltare quelli più comodi (o più furbi) di me, che mi dicevano "tanto non serve a niente". Ma così non è stato, e forse in maniera un po' forzata, da ultimo della classe, in quella borghesia alla fine ci sono rientrato anche io, come sempre, all'ultimo banco.

Viva la noia e pigrizia allora! Adesso mi basta avere l'orzata e la televisione, aaah e la partita certo, perché anche se domani dovrò fare di nuovo l'immigrato, se mi dovrò autodeportare, basta che nelle camerate dei campi di lavoro ci sia la televisione che trasmette il calcio.
Oggi, per gli stranieri ricchi l'Italia è un villaggio vacanze molto economico, oltreché in futuro, un probabile nuovo bacino di povertà da sfruttare. Mercato del bestiame, crocevia bello carico di disperazione e manodopera a bassissimo costo che arriva da tutto il mondo, compresa quella locale, che però va scartata, perché come si sa è un po' troppo choosy.
Ma noi stiam sempre qui, sorridiamo beffardi sul ponte del Titanic, come ancora illusi della consapevolezza di quel geniale talento italiano che ci salverà dal naufragio, col frigo vuoto e le mani piene di gratta e vinci. Confidenti (mentre guardiamo l'iceberg avvicinarsi) del fatto che qualcuno ci salverà, perché chiunque ci tiene che il tipo simpatico sia a suo agio, altrimenti la festa viene uno schifo. Il problema è che la festa sul pianeta è finita da venti anni e stanno tutti a rimettere a posto la casa devastata, ma l'italiano come sempre è lì, che beve vino e racconta le barzellette sconce.
Che dire, forse questo non è il fallimento che sembrerebbe, questa magari è la vita reale che ci sta ritornando in faccia, come un boomerang, hai presente la formica e la cicala?
Naaaa, troppo facile.
Nei miei sogni a un certo punto sei miliardi di creditori incazzati, pieni di stress e pronti al suicidio ne avrebbero le tasche piene e andrebbero da quei quattro banchieri del cazzo e gli direbbero, sai che c'è? I pezzetti di carta del tuo piccolo sistema di debito diabolico inventato e collaudato per tenermi qui a soffrire, consumando in maniera compulsiva, non li voglio più...e dato che ci siamo, la valuta che ti sei inventato da oggi non corrisponde più a nulla, perché noi non la accettiamo più, è solo debito! puro e semplice debito! Che circola da una tasca all'altra e da oggi puoi ficcartelo nel tuo culo impomatato! E l'indomani la vita ricomincerebbe, felice come dovrebbe essere.
Notare bene che il paese più indebitato al mondo (gli Stati Uniti) è lo stesso che ha contribuito maggiormente a generare questa crisi, scatena guerre per il controllo del petrolio (arrivando fino a tirarsi aerei finti addosso da solo) oppure, uccide i suoi stessi presidenti, appena questi accennano a voler restituire la proprietà del denaro circolante alla sovranità popolare. Ma soprattutto questo paese, da quando ha distrutto la convertibilità aurea, stampa denaro quanto gliene pare e continuando a destabilizzare l'economia dell'intero pianeta. L'america è il più indebitato del mondo! E di certo non è famoso perché ripaga i suoi debiti.

Ma alla fine che dire di me? Beh, io rimango italiano e squadra che pareggia non si cambia, la soluzione per noi italiani è sempre stata questa: scegliere qualcuno che diventi il responsabile e soprattutto che decida al nostro posto. Un delegato insomma, un re, un direttore, un capo, un dittatore, un premier, si ci sono un premier! Senti che parola elegante sembra un cioccolatino che basta mangiarlo e dentro il suo ripieno c'è la soluzione a tutti i problemi.
"Ambrogio, avrei voglia di qualcuno che amministri la mia vita al mio posto"

É perfetto, continuerò ad aderire a questo principio ed avrò i soliti tre enormi vantaggi dell'italiano medio:

Il fancazzismo, come una bella lettera di dichiarazione di intenti
Che è fondamentale, il segreto del successo nella vita è far fare le cose agli altri, delegare insomma, la vera sindrome degli italiani, basta entrare in un ospedale pubblico per rendersene conto.

Il voto, come sigillo in cera lacca del menefreghismo più totale
Come unico scorcio di vita pubblica, come solo momento di impegno sociale in tutta l'esistenza.
Il voto come chimera, come finta clava morale da dare in testa a chi, come quelli della mia generazione, non essendosi mai sentito rappresentato neanche una volta in vita sua (di sicuro non prima del movimento cinque stelle) non ha mai votato. E giù, dagli all'anarchico, allo squatter! Picchiagli in testa!
A:"tu lo sai che se non voti il tuo voto va alla maggioranza?".
B: "Ah è questa la famosa democrazia applicata?"
Per buona parte della mia vita io mi son sempre sentito come da bambino, quando ai compleanni dei miei amichetti arrivava la solita torta alla carota e io dicevo: "mamma quella torta mi fa schifo" e mia madre mi rispondeva: "mangia, mangia che se no se la mangiano tutta gli altri".
In fondo è un po' come buttare la pattumiera no? Fa schifo a tutti, ma va fatto. Bisogna che metti la crocetta, non importa dove, ma mettila per dio no!
Dopo che hai votato, ogni tanto puoi far finta di dare un'occhiata ai giornali o alle televisioni della manipolazione organizzata, per poi continuare legittimamente a sbattertene il cazzo di tutto e tutti.

La privacy, come carta vincente per uscire dalla prigione della colpa (o dalla prigione vera!)
Grazie alla quale posso sostenere in qualsiasi momento e con tutti che avevo scelto qualcun'altro. La privacy eletta a valore supremo al posto della democrazia, la privacy come scudo perfetto e alibi per qualsiasi errore. Questo nuovo ramo storto sull'albero marcio della proprietà, è diventato oggi il modo più economico che i ricchi usano per illudere i poveracci che in fondo un po' gli assomigliano.


Molti paroloni politici che finiscono per -zia di solito rappresentano principi astratti e non i modelli applicabili di questi. L'esistenza politica di una paese è determinata dalla ricerca e dall'evoluzione continua di sistemi nuovi, che di volta in volta si adattino a quella realtà che noi stessi modifichiamo continuamente. Il processo di civilizzazione stesso, è intimamente connessa a questo principio.
Tutto questo dovrebbe avvenire, cercando di rispettare le premesse iniziali che ci si è dati nel nostro voler stare assieme. Ah, e se non vanno più bene perché la realtà è cambiata troppo, anche le premesse suddette si possono cambiare. Come fare? Con un po' di buon senso e soprattutto tanta cultura, che è come l'ossigeno, se manca quello non fiorisce nulla.
E se proprio non ce la si fa, al limite con qualche regola, ma poche mi raccomando, che cedere ai tecnicismi legislativi o economici, è un'altra delle lusinghe che ci fa il potere per convincerci a parlare il suo linguaggio (e soprattutto ad usare i suoi strumenti).
Il principio è molto semplice, quando le regole sono molte, di solito significa che sta diminuendo il buon senso.

...e per quanto riguarda riconquistare la sovranità monetaria e militare (che ci spetterebbero di diritto) non ci rimane che cercare nelle tasche dei pantaloni, potremmo scoprire di avere ancora un bel paio di palle, chissà...magari nascoste tra le ultime monetine rimaste.

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