La morte del corpo


il vibratore che vibra a tempo di musica

Di qualcosa alla fine il corpo muore.
Il corpo delle parole, nient'altro che aria tra due orifizi (come diceva Bene Carmelo). Modularla diversamente non cambia lo stato delle cose, se non accidentalmente o per breve tempo. Il dialogo non trasuda più il fascino ipnotico che vorrebbe, ma scorreggia.
Muore il libero arbitrio, la scelta ritardata fino al collasso diventa obbligo.
Muoiono i gesti del vivere, affogati nella piena di parole e sostituiti dal gesto "per forza", dal gesto del "dovevo farlo", dal gesto del "non avevo scelta", o dal gesto puramente partecipativo della sigaretta, del bicchiere o del voto.
Muore il corpo del progetto, appena questo si realizza e cade incastrato nelle maglie del profitto.
Muore l'oggetto dell'arte, troppi autori satolli e ripetitivi ci sfiniscono e si uccidono un po' alla volta, rimanendo infine schiacciati sotto la statua di se stessi.
Smettila di preoccuparti degli orsi polari, preoccupati per te, tutto questo sopravviverà a noi come i virus sopravvivono alla morte.
Morti la creazione sana e l'utilizzo creativo degli oggetti. L'ergonomia, da tata dell'uomo, è diventata la sua serva, per poi finire uccisa a bastonate da un turbocapitalismo brutale e impietoso.
Gli oggetti che vibrano fuori dal corpo vogliono entrarci! Ci attende l'era dei cybersimbionti, la tecnologia ci sta assimilando. La protesi è il regalo più ambito per il debutto in società, ci migliora, ci rende più belli, è asettica, ignifuga, ci sopravvive!
Muore il dio televisore, ucciso da suo figlio, il monitor.
Morirà anche monitor ucciso da suo figlio, lo schermino da passeggio.
In fine lo schermino da passeggio, verrà ucciso da suo figlio l'occhialetto interattivo.
Muore l'ebbrezza del (tele) comando, sacrificata all'estasi di poter essere virtualmente dovunque, comincia l'atto definitivo di corruzione della fisicità corporea, l'uomo perde la poca capacità che aveva di interpretare lo spazio e il tempo.
Muore il cielo, i palazzoni pieni di steroidi se lo sono "grattato".
Morti anche il ragionamento e il suo figlioletto il sillogismo, sostituiti da instupidimento umano e intelligenze artificiali. Muore la memoria, dopo esser stata rapita e segregata, è evasa dal cervello, è stata ritrovata esanime in un supporto fisso. A forza di registrare, registrarsi e sovrascriversi, in giro si vedranno solo più teste vuote e hard disk pieni.
Muore il fare, il vero attore oggi è la macchina, l'automobile, il macchinario elettrico, la pressa, la stampante 3D.
Muore il buonsenso, raddoppia la popolazione mondiale in cinquant'anni.
Muore il pianeta, (o quantomeno ha la febbre) la vita è la malattia che prova a divorarlo.
Morte pure la fisica e la scienza, anche l'idea di noi al centro di tutto non si sente troppo bene. I documentari sullo spazio parlano di energia, combustibili e possibili sfruttamenti delle risorse extraplanetarie, ma di vita non se n'è trovata affatto e per dirla tutta, la ricerca di qualcosa di simile a noi non ci interessa affatto, vogliamo solo espanderci, duplicarci, consumare, distruggere e fottere.
Muore il senso di sentirsi unici e speciali (ma per quello bastava trasferirsi a New York).
Il corpo esile e vecchio del lavoro, agonizza e in fine muore schiacciato negli spazi interinali. L'antico patto tra i re e i papi, il sopruso quotidiano benedetto da dio e giustificato dalla speranza di una ricompensa che non è mai arrivata.
Stramazza la chimera dell'emancipazione sociale, cade in scena come un asino infartato. Si chiude il sipario sull'antico teatro, avanti coi nuovi pezzenti! I poveri travestiti da ricchi, la mimesi borghese ti salva la vita. Fare finta di essere è l'essenza dell'uomo moderno.
Muore dio, come il whisky era serio, pericoloso e vecchio; ma il whisky esiste, promette cose più semplici e le mantiene.
Muore asfissiata dalla rete, l'oggettività dell'informazione. Tutto è vero ed è vero anche il suo contrario, tutti sono esperti di tutto, tutto è disponibile. La ricerca del vero diventa un lavoro mediato da oggetti tecnologici che tutti reputano infallibili.
biiip, grazie per avere partecipato.
Eccovi i comandamenti della chiesa del capitale: Se è scritto su qualche schermo è vero, se porta soldi è giusto, se è veloce è bene.
Muore il confronto umano, la gente per dimostrarti che ha ragione ti manda un link, o controlla sullo smartphone mentre stai ancora parlando.
Muore in un attentato la fiducia, la parola data e i contratti sono i brandelli sparsi del suo cadavere.
Muore di infezione il dialogo, era virale. Il filo del discorso non esiste, lo scopo è parlare di più e sopra l'altro, (con) vincere, (sotto) mettere, non più capire e crescere. La bocca è una mitragliatrice di sentenze, a salve naturalmente, ma comunque rumorosa e alla lunga, fastidiosa.
Muore pazza la cultura, si erano dimenticati di lei, non l'hanno più nutrita. Anni fa era una signora bellissima e ancora scopabile, è deceduta sola in una casa piena di giornali accatastati. Siamo comunque tutti felici, possiamo conservarla così, alcune sostanze contenute negli inchiostri da stampa, combinate con i gas di putrefazione, l'hanno mummificata. I vecchi del mondo ringraziano, i giovani se ne fottono, continuando a ballare strafatti al ritmo di un martello pneumatico nella solita fabbrica abbandonata.
Morte la pietà e la compassione, sono state uccise dall'indifferenza. Nessuno sente più niente, scampato pericolo, se l'individuo non sente la comunità non vacilla.
Muore la morale, stroncata da un infarto dopo un crisi di nervi, veniva continuamente confusa col moralismo.

La morte invece è ancora viva...e checché se ne dica, ha parecchio lavoro arretrato.


Finito di scrivere il 15 Marzo 2014

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